Così Foscari ha salvato la vecchia villa di famiglia

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Di seguito riportiamo un articolo apparso su La Stampa il 13 aprile in cui viene raccontato come il conte Gianantonio Widmann Rezzonico Foscari abbia “salvato” la villa di famiglia.

Era bambino Antonio Foscari quando, dopo ogni bombardamento, suo padre Ferigo lo issava sul ferro (il traverso fra sedile e manubrio) della bicicletta. Pedalando lungo la Riviera del Brenta, oltre un viale di gelsi i due Foscari arrivavano fino a un’aia. Ad aspettarli Teodato, custode di Malcontenta la villa che Andrea Palladio aveva costruito a metà Cinquecento per Nicolò e Alvise, pronipoti di Francesco Foscari (1373-1457) il Doge che regnò ben 34 anni conquistando a Venezia la massima espansione territoriale della sua storia. «Problemi?» chiedeva Ferigo. «No. Niente di grave», gli rispondeva Teodato. «E’ la casa di un signore che adesso non può stare qui», diceva Foscari al figlio. Bertie, al secolo Albert Clinton Landsberg, raffinato esteta, erede di una ricca famiglia israelita (solo Cecil Beaton riuscirà a fotografare il suo corpo ricoperto d’erotici tatuaggi) che, nel 1924, aveva acquistato la villa capolavoro dell’architettura rinascimentale salvandola dalla rovina e aveva ricreato un’atmosfera fuori dal tempo con l’aiuto-singolare ménage à trois- dell’amico Paul Rodocanachi e della esuberante baronessa Cathérine d’Erlanger era stato infatti costretto dalle leggi razziali a lasciare con l’Italia la missione della sua vita.

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